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Alcune Immagini Della
gita a Campli
16
agosto 2003

CAMPLI
Oggi decidiamo di
andare in visita alla fortezza di Civitella del Tronto in provincia
di Teramo, quella che fù l'ultimo baluardo contro i piemontesi che
tentavano di esportare la loro democrazia nel resto dell'Italia
allora occupata dai Borboni. Partenza da Chieti, tutta autostrada
fino a Teramo, poi proseguendo sulla statale ci si avvicina alla
nostra meta. Prima fermata a Campli, visita alla città e sosta per
il pranzo in una trattoria del centro. Il cibo è buonissimo, le
pietanze varie e ben cotte, il vino magnifico, il servizio
eccellente, ma i tempi di attesa..... dio se sono stati lunghi, un pranzo consumato in circa due ore di tempo.... Campli è un’antica cittadina situata su un colle fra le valli del Fiumicino e del Siccagno. La sua evoluzione ha contribuito a rendere Campli una città d’arte, ricca di monumenti e reperti archeologici come l’antica necropoli di Campovalano, i cui resti sono oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale sito in Campli. Sul corso di Campli si affacciano interessanti case medioevali, come la Casa del Farmacista e la Casa del Medico con un bel cortile. Dal corso si arriva alla splendida piazza dove sorgono il Palazzo Farnese, a portici e con belle trifore, sede odierna del comune; di fronte la Cattedrale S. Maria in Platea, costruita nel 1300 su un’altra chiesa preesistente, la cattedrale è affiancata da una torre campanaria dello stesso periodo
Altre chiese da visitare sono quelle di S. Francesco e la Chiesa della Misericordia.
Visitando Campli non si può dimenticare di visitare la famosa
Scala Santa,
una delle poche presenti in tutto il mondo. La Scala è composta da
due rampe di gradini, una con dipinti rappresentanti la Passione di
Gesù che deve essere percorsa in ginocchio, per provare la
sofferenza di Gesù, l’altra scalinata è affrescata con dipinti di
angeli in festa che festeggiano la resurrezione del Cristo,
quest’ultima viene invece discesa a piedi. In alto alle due
scalinate è situata, all’interno di una nicchia, la statua della
Madonna che piange il Cristo morto.

La Scala Santa
di Campli
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E’ uno dei monumenti
religiosi più interessanti e inusuali dell’intera regione,
restaurato negli anni’90 grazie all’impegno del parroco Don Antonio
Mazzitti. Merita assolutamente una visita, sia da cristiani che da
laici, per viverne la suggestiva atmosfera e ammirarne la complessa
simbologia artistica.
“… Custode amorevole dei tesori celesti della Chiesa, per
incrementare la religione dei fedeli e la salvezza delle anime, a
tutti e singoli i fedeli dell’uno e dell’altro sesso, veramente
pentiti, confessati e comunicati, che saliranno in ginocchio la
Scala costruita nella città di Campli ….. con questa lettera e con
l’autorità apostolica, concediamo paternamente di poter ottenere
tutte e singole le indulgenze, la remissione dei peccati e delle
pene, che potrebbero ottenere se |
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personalmente, devotamente
ascendessero in ginocchio la Scala Santa della nostra Alma Roma.
Quanto stabilito ha da valere in perpetuo, in futuro, nonostante
qualsiasi cosa in contrario ….. Datato a Roma, presso Santa Maria
Maggiore, sotto l’anello del Pescatore, XXI Gennaio 1772, anno terzo
del Nostro Pontificato“.
A firma, CLEMENTE PAPA XIV.
Fu con questo Breve, un editto papale di forza pari alla temuta
Bolla, che Papa Clemente XVI attribuì ufficialmente il sommo
privilegio della Scala Santa alla città di Campli. Non si creda però
che si trattò di un inaspettato dono per la cittadina abruzzese. Era
in realtà il frutto di un lungo e paziente lavoro diplomatico. Fu
infatti l’avvocato Gianpalma Palma, giudicato “camplese esimio” dai
suoi concittadini, già Camerlengo del Comune, ad ottenere per la sua
città l’ambitissimo privilegio papale, e a far costruire poi la
Scala Santa. Alla Confraternita delle Sante Stimmate di San
Francesco, di cui egli era tra l’altro Priore, fu attribuito il
ruolo di custode del sacro edificio.
In realtà le motivazioni che animavano Gianpalma non erano poi così
puramente spirituali; più che dell’anima dei camplesi egli si
preoccupava, infatti, dei loro affari. Nei suoi progetti, la Scala
Santa doveva servire a rilanciare la città, fiaccata com’era da un
lungo periodo di crisi costellato da nefasti avvenimenti. Ma,
sfortuna per lui, così non fu. Il suo impegno riuscì probabilmente a
salvare molte anime camplesi dall’inferno, ma non la città dal
decadimento, che fu definitivo ed irreversibile di lì a pochi
decenni.
Quello che al visitatore sembra oggi solo un tranquillo paese di
campagna ai piedi dei monti Gemelli, prime alture della Laga, secoli
fa era in realtà uno dei più importanti centri della zona, città
ricca e prosperosa, sede di ricche confraternite di artigiani e
commercianti, detentrice, grazie alla sua posizione, di grandi
privilegi ecclesiali come il Vescovado. Un passato questo che, tra
le vie del paese, ci ha lasciato forti testimonianze dei suoi
splendori, tra le quali, per l’appunto, la Scala Santa.
Ben ventotto gradini in legno di dura quercia, da salire in
ginocchio e a capo chino, le donne col volto coperto, pregando
secondo il volere del Papa e chiedendo perdono dei propri misfatti.
Una dura penitenza, ma le ricompense per i fedeli sono l’assoluzione
dai propri peccati e l’Indulgenza Plenaria con lo stesso valore di
quella ottenibile pregando sulla ben più famosa Scala Santa di Roma.
Affascinanti le simbologie che motivano ogni singolo elemento della
Scala e della sua decorazione. Il dover salire, rigorosamente in
ginocchio, osservati dai personaggi di sei eccezionali dipinti, tre
a destra e tre a sinistra della scala, che raccontano altrettanti
momenti salienti della Passione di Cristo, porta il fedele a
ripercorrere le tappe di Gesù verso la Croce e riviverne,
simbolicamente ma non troppo, la sofferenza.
L’ultimo gradino conduce al Sancta Sanctorum dove, dietro una fitta
grata, è l’altare del Salvatore, il Cristo Salvator Mundi, l’unico
in grado di liberare il peccatore dal peso dei suoi misfatti.
Dopo aver reso il doveroso omaggio a Papa Clemente e a Sant’Elena,
quasi reali negli eccezionali colori dei loro ritratti a grandezza
naturale, l’Uomo Nuovo, il credente purificato nella sua debole
anima, scende finalmente verso la luce del giorno, ora in piedi,
accompagnato dalle scene gioiose della Resurrezione ed osservato da
angioletti sorridenti affacciati dal tetto.
Quello della Scala Santa è un rito religioso di grande importanza,
legato ad una tradizione biblica che prende le mosse in Terra Santa,
tra le vie di Gerusalemme, al tempo della venuta di Cristo. Stando
alle cronache, per accedere al Palazzo del Procuratore Romano di
Gerusalemme, dove Ponzio Pilato teneva il suo tribunale, fosse
necessario affrontare una scalinata in marmo greco di ventotto
gradini.
Narrano i vangeli che su di essi fu costretto a porre più volte i
piedi Gesù, salendo e scendendo dal cospetto di Pilato, consacrando
la pietra col sangue che colava dalle sue ferite. La legenda vuole
che Sant’Elena, madre del grande Costantino, colta da pietà durante
un pellegrinaggio in Terra Santa, recuperò quel marmo ormai sacro,
lo fece trasportare a Roma e collocare, di nuovo in forma di scala,
nel Palazzo Lateranense.
Difficile ormai accertare se quella bianca pietra giunse realmente
da Gerusalemme e se fu davvero calcata dai santi piedi di Gesù o da
quelli, un po’ meno nobili, di Pilato, ma di certo la Scala Santa,
al di là della verità sulla sua origine e del fondamento di certe
leggende, è ormai entrata di diritto tra le grandi tradizioni della
religiosità cattolica.

Quella di Campli è una delle Scale Sante meglio conservate esistenti
oggi in Italia, ma anche una delle meno note. Grazie alla passione
per l’arte e al grande impegno del parroco del paese, don Antonio
Mazzitti, nel corso degli ultimi anni è stato possibile procedere ad
un completo restauro della Scala. Oltre a consolidare il tetto e a
restaurare i ventotto gradini in legno della scalinata, i lavori,
hanno restituito l’antico splendore ai colori delle sei grandi tele
che rivestono le pareti della salita, agli affreschi del Sancta
Sanctorum e delle pareti e agli oli del tetto.
È solo grazie al lungo e delicato intervento dei restauratori se,
dopo decenni di chiusura, la Scala Santa è stata riaperta ai fedeli
ed ai visitatori desiderosi di ammirare le eccezionali opere d’arte
che vi sono custodite e vivere la suggestiva atmosfera che essa
offre.
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