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Alcune Immagini Della gita a 

Civitella del Tronto ( TE )

11 agosto 2003


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CIVITELLA DEL TRONTO 

Dopo una mezz'oretta da Campli ci portiamo nei pressi di Civitella, sede della famosissima fortezza e del suo museo delle armi. La fortezza di Civitella del Tronto è una delle più imponenti opere di ingegneria militare in Italia: si estende, infatti, per più di 500 m. di lunghezza su una cresta rocciosa, coprendo una superficie complessiva di oltre 25.000 mq. Alla forte si accede oggi attraverso una rampa che, dal cuore del borgo, porta sino al primo dei bastioni fortificati che proteggono il lato est, quello più esposto. Il bastione di San Pietro ospitava il primo posto di guardia ed il ponte levatoio.
Insieme al bastione di Sant' Andrea e agli altri successivi, costituisce la parte più recente del forte, fatta costruire dagli spagnoli. Dal 1985 la fortezza è tornata a vivere, aperta com'è alle visite dei turisti, dopo 13 anni di restauro. Essa domina l'abitato dalla cima dell'altura; appare oggi, dopo il recente restauro, come un imponente complesso costituito da strutture di varia epoca e disposto a diversi livelli collegati fra loro dalle ampie rampe di accesso ottocentesche. 

Tutta la sua luminosa storia è legata alla posizione strategica che, per qualche secolo, ha avuto in quanto piazzaforte di presidio dei confini settentrionali dei vari Reami napoletani. Attraverso il primo camminamento coperto si entra in un piccolo cortile e da lì, attraverso un secondo camminamento, si giunge nella Piazza del Cavaliere.
Superato un terzo camminamento posto sulla sinistra si entra nel cuore della fortezza, la Piazza D'Armi; al di sotto, per tutta l'estensione del cortile, si trovano due enormi cisterne per la raccolta dell' acqua piovana. Il problema dell'acqua e' stato sempre un grosso problema per la fortezza; la grande struttura nasconde infatti altre quattro enormi cisterne ed un complesso sistema di canali e condotte utilizzate per sfruttare la pioggia, recuperando persino quella proveniente dai tetti.Le notizie più recenti ci danno la costruzione della struttura dal 1564 al 1576, durante la dominazione spagnola, struttura poi modificata in epoche successive pur senza più intaccare quelle che erano le mura perimetrali. In precedenza, nell'acropoli della sottostante cittadina di Civitella del Tronto (preesistente al forte), c'era un'imponente cinta muraria munita di 5 torrioni, distrutti dagli stessi abitanti del luogo nel 1495 in polemica con i dominatori di allora, gli Aragonesi, e mai più ricostruiti. A destra si sale sul bastione ottagonale di San Giacomo, mentre sulla sinistra si apre la Gran Piazza, dove si affacciano il palazzo del Governatore e la chiesa di San Giacomo, ristrutturata dagli spagnoli nel 1604. In origine l'edificio era a due piani, con la chiesa nella parte superiore. Da basso c'era un locale di servizio per le truppe che, attraverso un passaggio segreto, effettuavano azioni di ricognizione e di disturbo all' esterno del Forte. Il palazzo del Governatore era invece praticamente autosufficiente, con di cisterne per l'acqua, magazzini e persino forno propri. 


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Poco più avanti si trovano le caserme, a due piani, in pietra con mura intonacate a calce, che si aprono su una via principale detta Corso; andando oltre troviamo infine le stalle, i magazzini, la mensa e le cucine. Tutt'intorno un ampio camminamento scoperto a strapiombo sul precipizio. Anche se un azione di assalto da questi lati potrebbe sembrare una vera e propria follia, durante l'assedio del 1556 ad opera dei francesi, gli attaccanti tentarono di giocare la carta della sorpresa e, fidando nell' apparente impossibilità di una simile impresa, costruirono delle particolari macchine da guerra con cui cercarono di scalare la parete rocciosa. Gli assediati li scoprirono in tempo e gettarono dall'alto delle mura le due pesantissime macine in pietra di cui era dotato il mulino del forte. La fortezza e il connesso borgo subirono più assedi ma ciò che maggiormente è passato alla storia è la sfortunata difesa sostenuta contro l'esercito sardo piemontese nel 1860/61, conclusasi con la resa il 20 marzo 1861, ultimissima roccaforte borbonica a piegarsi alla nascente unità d'Italia. Per questo si arrivò alla decisione sciagurata di abbattere le mura del forte e quelle dello stesso paese di Civitella (queste ultime opera angioina del XIII secolo). 

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Al livello inferiore il bastione di S. Pietro, ad est, protegge l'ingresso; una prima rampa sale ad una prima piazza d'armi (detta del Cavaliere), difesa dai bastioni di S. Andrea e di S. Paolo. Sulla Piazza è collocato un bacino di fontana seicentesco. Le bastionature ricostruite sul lato ovest della piazza obliterano quello che doveva essere l'ingresso della fortezza aragonese che si scorge nella pianta dell'assedio del 1557 edita dal Tramezzino. Una seconda rampa conduce ad una seconda piazza d'armi, difesa a sud dal bastione di S. Giovanni e conclusa ad ovest dai ruderi di acquartieramenti. Attraversando resti di magazzini (lunghi vani coperti a botte) e di cisterne, si sale sul punto più alto dell'altura dove sorgono il Palazzo del Governatore(inaugurato nei 1574) e la chiesa di S. Giacomo(eretta nel 1585, consacrata nel 1604), protetti a nord dal bastione intitolato al medesimo santo. Alle spalle di questi edifici corrono disposte ai lati dell'asse viario principale con direzione est-ovest, caserme, magazzini, armerie, fino alla zona priva di edifici che si conclude ad ovest con una grande cisterna e dove un tempo sorgeva la cappella del Carmine. Lungo il lato meridionale, a partire dal livello della seconda piazza d'armi, corre una poderosa falsabraca. Le tracce del castello medievale si ravvisano nei resti di mura e fondazioni, con andamento obliquo rispetto agli edifici in alzato, che si trovano a livello del terreno alle spalle della chiesetta di S. Giacomo, in alcuni allineamenti di blocchi ben squadrati, impostati direttamente sulla roccia, sia all'interno degli alloggi degli ufficiali che in alcuni tratti delle mura di cinta all'interno della falsabraca, verso ovest. Sono resti che possono risalire al castello angioino aragonese. Da attribuire ai grandi lavori degli Spagnoli, successivi all'assedio del 1557, sono invece la quasi totalità delle strutture esistenti, salvo i bastioni avanzati ad est, modificati e potenziati nell'Ottocento, e le muraglie di restauro moderno. Alla ricostruzione cinquecentesca appartengono a livello della prima rampa d'accesso gli ambienti del cosiddetto carcere "Calabotto del Coccodrillo"; al livello della seconda piazza d'armi i ruderi degli ambienti con volte a botte che costituiscono la sovrastante spianata dove sorgono i resti della chiesa di S. Giacomo, originariamente con navata coperta a volta, e quelli del Palazzo del Governatore. Sotto la chiesa corrono camminamenti scavati nella roccia viva che possono risalire ai tempi del castello medievale. Del Palazzo del Governatore sopravvive una colonna dell'ingresso monumentale con base e capitello dalla semplice modanatura. All'interno si notano le voltine a crociera impostate su mensole a toro e triangolo desinente a goccia, i pavimenti in cotto, l'ariosità degli ambienti. Alle spalle di questo complesso si susseguono caserme, armerie, magazzini, cisterne. Le parti cinque e seicentesche hanno del pari a pianterreno volte a crociera che spiccano da semplici mensole modanate; la muratura è in conci di pietra di varia grandezza, con ricorsi abbastanza regolari, legati con malta e con spigoli ammorsati da conci più grandi.

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Numerose le ricuciture posteriori in laterizio e gli ampliamenti e i restauri ottocenteschi e moderni. Al forte di Filippo II appartengono per gran parte anche i canali di deflusso delle acque e i camminamenti, nonché la cerchia delle mura difensive, decorate alla maniera quattrocentesca dal cosiddetto redondone (la cornice a toro che conclude la parte a scarpa delle mura), compresa la falsabraca di rinforzo sul lato sud, che reca la data del 1564. All'interno si trova un piccolo museo, molto ben organizzato ed estremamente curato, che raccoglie armi ed uniformi di varie epoche appartenute agli eserciti che governarono la fortezza, ed una pregevole collezione di antiche mappe della zona.